Meritocrazia e politica. Sono i due ingredienti della ricetta rivoluzionaria offerta dal libro Addio Cencelli. Come misurare il merito in politica (edito Armando Curcio) di Fabrizio Santori e Michele Ruschioni, presentato all’Hotel Diodoro, in collaborazione con l’Agenzia Nazionale per i Giovani.
Calcolare scientificamente il merito permette, secondo gli autori, di rilevare non solo un dato, ma anche di dare spiegazioni e motivazioni alla fuga dei cervelli. “Uno dei fattori più importanti – spiega Santori, consigliere della regione Lazio – è l’onestà, quale presupposto per entrare in politica”.

Esempio e responsabilità sono necessari per avviare un esatto processo politico e abbandonare un sistema di spartizione dei partiti alla maniera della Prima Repubblica. La formula matematica elaborata da Santori e Ruschioni contiene tanta politica che, invece, è una scienza inesatta, ma che interviene per far comprendere al cittadino che con il suo voto sceglie i suoi rappresentanti.

L’assessore regionale alla Formazione, onorevole Lagalla, ha ritenuto utile la provocazione dei due autori di Addio Cencelli in quanto “la politica è basata sul numero dei consensi. La politica deve dare una buona testimonianza di sé, deve sapere rigenerarsi dall’interno: è un impegno, non un mestiere”.

La posta in gioco, però, non rimane solo una questione di numeri. Per Giacomo D’Arrigo, direttore dell’Agenzia Nazionale per i Giovani, “nella scollatura tra giovani e politica, non c’è una domanda sul merito, ma su un progetto che deve essere misurato, che non deve essere basato sulla simpatia”.

Unico fattore comune? Sperare di incrociare nuove promesse e puntare al massimo sui giovani.