“La cucina deve raccontare una storia” è una delle frasi che più sono piaciute al pubblico di Ana Roš e Oscar Farinetti, ospiti di TaoBuk 2018. I due hanno dialogato, al ristorante La Baronessa domenica 24, con Fernanda Roggero de Il Sole 24 ore. La giornalista è una grande appassionata di cibo e vino e tratta questi argomenti soprattutto da un punto di vista economico perché “costituiscono una grossa parte dell’economia italiana” come lei stessa ha sottolineato.
I due ospiti sono stati scelti con cura, Ana Roš è la vincitrice del premio Best Female Chef 2017, è slovena, di Caporetto, ed ha dato il più grande contributo alla creazione e all’innovazione della cucina del suo paese; invece Oscar Farinetti è il fondatore dell’ormai conosciutissima catena Eataly.
Due storie diverse ma accomunate dall’aver rivoluzionato la storia della cucina.
La Chef Roš era destinata a diventare una diplomatica, aveva studiato tanto e la sua famiglia non sperava altro per il suo futuro. Durante l’incontro la Chef ha raccontato della sua vita in Slovenia, dell’assenza di una vera cultura gastronomica slovena e del fatto che, nel suo paese, chi decide di diventare cuoco lo fa in quanto non adatto a proseguire gli studi e quindi è un mestiere preso in considerazione unicamente da chi ha scarse capacità intellettive. Proprio per questo la famiglia Roš è sempre stata contraria alla scelta di Ana, ma lei con caparbietà ha seguito il cuore fino a diventare quel che oggi è: Chef di uno dei 50 migliori ristoranti del mondo!
A quel punto, l’unico problema rimaneva la definizione di cucina in Slovenia, paese privo di una qualsiasi storia culinaria. La Chef si è messa d’impegno valorizzando il territorio e sostenendo l’economia locale, la sua regione di provenienza è ricca di prodotti di qualità e con questi lei ha un fortissimo legame: erbe, bacche, funghi, albicocche fanno parte della sua cucina da sempre.
Ana Roš ci ha portati indietro nel tempo per un breve racconto del momento in cui ha iniziato a cucinare davvero: aveva 30 anni, era incinta e aveva pochi soldi per viaggiare e andare alla scoperta di nuovi ristoranti e nuovi piatti. Così nasce l’ispirazione, riesce a capire che deve cercare in sé stessa e nel territorio in cui vive gli ingredienti e gli abbinamenti di qualità. Inizia a instaurare legami con i produttori locali dal momento che la sua città è distante dai grandi centri di distribuzione di cibo.
Dalle sue parole è evidente quanto abbia lottato per ottenere ciò che adesso ha. Per i contadini e allevatori del posto era difficile capacitarsi del fatto che i loro prodotti potessero essere venduti ad un ristorante, condividere i frutti della loro fatica non rientrava nelle loro corde perché “la gente di montagna non è ambiziosa, gli basta poco per vivere, i contadini non erano interessati ad avere qualcosa in più” sottolinea la Chef.
Il suo racconto ci ha fatto viaggiare fino alla Slovenia, paese di cui sapevamo ben poco ma di cui adesso conosciamo i segreti. La Chef dipinge un popolo umile che abita un paese ricchissimo di prodotti di qualità: orti, pascoli e associazioni di pesca che preservano le acque della valle sono tutto ciò che conta realmente in Slovenia.
La Chef, con le sue parole, ci ha permesso di entrare nella sua vita privata e familiare, ci ha raccontato di quanto sia forte il legame con il territorio anche per i più piccoli, “mio figlio ha detto che potrebbe fare il contadino da grande” è una frase che ha fatto sorridere tutti gli spettatori.
Oscar Farinetti ha portato la cucina italiana all’estero, ha rivoluzionato il modo in cui si vende il cibo con i suoi negozi dislocati in 12 paesi, Italia compresa, più alcune navi MSC.
È andato a New York per esportare la vera cucina italiana, per diffondere conoscenza su come va realmente cucinata la pasta, per sottolineare l’importanza dei prodotti di qualità. E l’America non aspettava altro, è stato un gran successo, in quanto abitanti di un paese con una forte tradizione culinaria, ci spetta questo arduo compito di ambasciatori del buon cibo. “La grande novità del futuro è la semplicità”, con queste parole Farinetti lascia tutti di stucco, in un’epoca in cui si cerca di sorprendere e stupire il più possibile, è sempre più difficile rimanere semplici.
I due intervistati hanno concordato soprattutto sulla qualità dei prodotti che ci si aspetta nel momento in cui si va a mangiare al ristorante, dagli ingredienti nel piatto deve essere possibile capire la personalità del cuoco e percepire la forza di carattere della brigata di cucina. Un piatto noioso è assolutamente un piatto mal riuscito! Un buon piatto deve farci stare bene, deve creare delle emozioni nel cliente.