Scherzetto della gemma italiana Domenico Starnone compie il giro del mondo in lingua inglese grazie alla traduzione di Jhumpa Lahiri. La scrittrice statunitense, di origini indiane, ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa nel 2000 con la sua prima raccolta di racconti brevi intitolata L’interprete dei malanni, dopo di che si è distinta per altre opere come Una nuova terra (2008), L’omonimo (2003) e La moglie (2013).
Non è la prima volta che Jhumpa Lahiri incontra Domenico Starnone per tradurre un suo libro in inglese. È accaduto anche dopo la pubblicazione di Lacci del 2014, che ha preso il titolo Ties per mano di Lahiri. Succede di nuovo quest’anno per un libro acclamato dalla critica e dai lettori, celebrato anche da The Washington Post, che per primo ha divulgato la notizia della traduzione in inglese.
Un libro, Scherzetto, duro e allo stesso tempo coinvolgente, che approfondisce tematiche importanti sotto il profilo della riflessione e della confessione, come ha notato anche il prestigioso critico Goffredo Fofi in un numero dell’Internazionale.
E proprio questo è Scherzetto.
Immaginatevi un duello. A fronteggiarsi ci sono due maschi, sangue dello stesso sangue. Il piú alto ha superato i settant’anni, è un noto illustratore, vive da molto tempo in assoluta solitudine. Il piú piccolo è una peste di quattro anni che parla come un libro stampato: un nipote visto sí e no due volte, affidato alle cure del nonno per tre giorni interi. Tra quattro
mura e un balcone, nell’arco di settantadue ore, si svolge questo racconto affilato, un esemplare «scherzetto» da camera in cui convivono la rabbia di invecchiare e la fiducia nel futuro.
I genitori del piccolo Mario devono partire per un convegno, o forse semplicemente prendersi il tempo per capire se il loro matrimonio è arrivato al capolinea. Perciò il bambino viene lasciato alle cure di un nonno praticamente sconosciuto, un vecchio illustratore, burbero e affaccendato, che vive da molti anni a Milano. Tra quattro mura e un balcone, nell’arco di settantadue ore si svolge questo racconto affilato, il perfido e divertente scontro tra un nonno stanco e distratto e un piccolo gendarme petulante e vitalissimo. Nella partita che si gioca fra loro, tra alleanze, rivalità e giochi non sempre divertenti, è la vita che si specchia in tutte le sue forme: la vita trascorsa e quella in potenza, la vita dura e beffarda di Napoli che riaccoglie l’uomo dopo tanti anni, la vita della casa che sembra risvegliarsi piano piano, piena di echi e di fantasmi. Dopo il successo di Lacci, uno dei maestri della letteratura contemporanea torna a raccontare la durezza dei legami famigliari. E lo fa con un romanzo tesissimo, che ci fa sorridere continuamente ma non ci risparmia la dissezione precisa delle nostre paure, del nostro smarrimento di fronte alla tenacia della vita dentro e dopo di noi.
Jhumpa Lahiri ha amato Scherzetto sin dalla prima lettura e l’ha tradotto senza rimanere mai sullo sfondo. Esistono vari tipi di traduttori e Lahiri è sicuramente un’artista in grado di mantenere una postura visibile.
Ha scelto di inserire anche un’affascinante introduzione, nella quale ha raccontato delle complesse scelte linguistiche che ha dovuto fare per tradurre Scherzetto di Domenico Starnone in inglese cercando di mantenersi fedele alla gemma italiana.
Domenico Starnone, Premio Strega nel 2001, è stato ospite della settima edizione di Taobuk. Durante la cerimonia di apertura al Teatro Antico di Taormina ha ricevuto il Taobuk Award for Literary Excellence. Poco tempo prima, otteneva un altro importantissimo riconoscimento: il suo Lacci diventava l’unico romanzo italiano selezionato tra i migliori 100 libri del 2017 secondo The New York Times.
Clarissa Cusimano