Si è fatta attendere per un qualche minuto, causa interviste, la scrittrice irlandese Catherine Dunne, una delle voci femminili protagoniste delle lotte civili in Irlanda. Al “Taobuk” ha portato la sua testimonianza di scrittrice e di saggista, capace di indagare, a metà tra finzione e indagine sociale, i fenomeni dell’attualità.
A palazzo Ciampoli, intervistata dal giornalista Francesco Musolino, la Dunne ha parlato del suo ultimo libro “Come cade la luce”, edito da Guanda, casa editrice che in Italia pubblica tutte le opere dell’autrice.
Le sue storie parlano di rapporti familiari e di vite originarie che diventano speciali, quando testimonianze forti del vissuto e della Storia. Le protagoniste del suo ultimo romanzo, ispirato alla mitologia greca e alla tragedia di Fedra, ha per protagoniste due sorelle, trasferitesi da Cipro in Irlanda dopo il colpo di stato del 1974. Tra i temi della storia, oltre ai rapporti familiari c’è anche la migrazione, quanto mai attuale nel dibattito pubblico contemporaneo.
E se la letteratura non è solo finzione, ma strumento per indagare l’attualità, anche i testi della Dunne parlano di storie contemporanee, di migranti, in una piccola isola, l’Irlanda che da anni è diventata terra di fughe.
“Sono stata sempre molto affascianta dal concetto della casa, soprattutto quando legata ai migranti, che ho intervistato per chiedere loro cosa significasse questo concetto – dice l’autrice -. Sono oltre un milione le famiglie che hanno lasciato l’Irlanda. La casa per i migranti diventa anche quella costruita nella terra d’approdo”. Così anche quelle case diventano luoghi da esplorare nella sua narrativa, come per la famiglia Emilianides, protagonista del romanzo.
A migrare sono anche tante donne, verso le quali la scrittrice ha da sempre avuto un’occhio di riguardo, rivendicando il valore delle scrittrici in letteratura. “In Irlanda tantissime donne incinta lasciano l’isola per abortire. Questa è una questione drammatica, che va denunciata a gran voce – dice -. Noi scrittrici abbiamo un ruolo importante”. Così la finzione smette di essere tale, per farsi specchio e lente della più amara realtà.