Taobuk 2021 è stato palcoscenico privilegiato per un dialogo sui possibili, nuovi scenari della giustizia in Italia. Protagonista è stata la Ministra della Giustizia Marta Cartabia, in dialogo con la scrittrice e giornalista Benedetta Tobagi, che ha affrontato il tema della possibile introduzione in Italia della “giustizia riparativa”.
L’incontro è stata l’importante occasione per rilanciare pubblicamente da parte della Ministra Cartabia il tema delle riforme nell’ambito dell’ordinamento giudiziario.
«Diciamolo pure, la magistratura sta attraversando una fase di crisi, una crisi di credibilità e soprattutto, ai miei occhi più grave, di crisi della fiducia dei cittadini. Ci vorrebbero più Livatino». Così si era espressa la Ministra Cartabia a Taobuk, introducendo con il suo intervento un ampio capitolo sul tema delle Riforme in ambito giudiziario.
«Fa particolarmente onore a un festival come Taobuk poter diventare la sede di confronti e dialoghi di così alto spessore, che si introducono a pieno titolo nelle urgenze civili e sociali del Paese, con importanti eco nel dibattito nazionale» – ha sottolineato l’ideatrice di Taobuk Antonella Ferrara – «tutto questo senza mai perdere di vista i più alti richiami alla classicità e ai riferimenti letterari che guidano l’ispirazione del nostro festival, come è accaduto nel caso di questo illuminante confronto sul tema della giustizia».
«Tanto stiamo facendo su mille fronti, i fronti cantieri delle Riforme sono enormi come vastità di materia che coprono, ma noi copriremo anche quello che riguarda l’ordinamento giudiziario, il Csm, cambieremo tutto ciò che c’è da cambiare sulle sanzioni disciplinari, i sistemi elettorali, ma siamo consapevoli che tutto questo sarà fatto, ma non basterà», ha ancora ribadito Cartabia come ripreso dalle colonne dell’agenzia ADNKronos.
«Quello di cui c’è bisogno è qualcosa che viene prima e va oltre la cornice normativa in cui si svolge la funzione giurisdizionale – ha ancora affermato – mi colpisce che proprio in questo momento di crisi e credibilità della magistratura si cerchino esempi. Questo celebrare Livatino è un desiderio di alzare lo sguardo, di potersi identificare in qualcosa di nobile, di alto. Io credo che un aiuto enorme in questo lavorio complesso di ricostruzione della fiducia debba passare anche dal portare in evidenza i tanti Livatino, i tanti giudici che esistono e che svolgono un’azione nascosta ma con disciplina e onore che vengono invece travolti dai fatti più clamorosi».
Con la tragedia delle Eumenidi, quest’anno rappresentata al Teatro Greco di Siracusa, Eschilo mette in scena una svolta di civiltà. I versi, che chiudono la trilogia dell’Orestea, testimoniano infatti il passaggio dalla maledizione al logos, dalla giustizia come vendetta all’istituzione del Tribunale. E se ogni reato rappresenta uno strappo nei confronti della società, che risponde con una punizione, la ricomposizione di quella frattura è sempre un cammino lento e faticoso. Fu così per Oreste; resta così oggi.
Da qui il dialogo tra le protagoniste sul significato e la possibilità introduzione nel nostro Paese di quella che si definisce giustizia riparativa.L’assunto è che nessun percorso di riconciliazione, né individuale né storica, possa avvenire senza il riconoscimento di ciò che è accaduto – soprattutto quando si tratta di pagine laceranti come sono state quelle degli anni di piombo – e senza “Una parola di giustizia”, come recitava il titolo del dialogo pubblico introdotto dalla giornalista Elvira Terranova e moderato dalla giornalista Nicoletta Polla Mattiot.