La scelta dell’artista bolognese nell’ambito della sinergia tra Taobuk e Università di Messina
Ha diretto 50 film, scritto 51 sceneggiature, 16 libri, candidato a 12 David di Donatello di cui 3 vinti, considerato uno dei più grandi maestri del Cinema italiano: Pupi Avati sarà l’ospite d’onore della cerimonia d’inaugurazione dell’Anno Accademico 2019/2020 dell’Università degli Studi di Messina, venerdì 21 febbraio, ore 16.30. Il tradizionale appuntamento per la prima volta si terrà al Teatro Vittorio Emanuele, che sta vivendo una stagione di importante rilancio: una scelta strategica per l’ateneo che di recente ha potenziato numerosi corsi di laurea, tra cui il DAMS (Dipartimento Arte, Musica e Spettacolo), quindi il mondo del teatro e non solo, immaginando future partnership con l’ente per creare laboratori, stage e tirocini utili ai nostri giovani futuri talenti.
“Renderemo omaggio a Pupi Avati, prezioso e imprescindibile punto di riferimento per la storia del grande schermo – spiega il rettore prof. Salvatore Cuzzocrea – è uno degli ultimi registi della vecchia guardia del cinema italiano, rappresenta un eccellente e magistrale testimone della settima arte, i suoi film, come i libri, e il suo linguaggio per immagini rimangono scolpiti nella memoria della critica e toccano il cuore del pubblico. E’ un esempio eloquente di equilibrio tra tecnica e sentimento, concretezza e profondità; ha trattato temi ancora oggi attuali e complessi. Siamo davvero onorati di accoglierlo a Messina e farlo conoscere più da vicino ai nostri studenti: da questi illustri personaggi possono trarre significativi insegnamenti per il loro percorso formativo”.
La scelta dell’artista bolognese è maturata nell’ambito della collaborazione tra l’Università di Messina e Taobuk, il festival internazionale del libro ideato e diretto da Antonella Ferrara.
“La nostra proposta di invitare Pupi Avati spiega la presidente Antonella Ferrara – rientra nella sinergia che ci lega all’ateneo. Obiettivo comune è porgere adeguato tributo ad una straordinaria e raffinata figura di regista e scrittore, la cui intensità artistica ha contribuito a rinnovare il linguaggio cinematografico contemporaneo, superando le tradizionali barriere che avevano reso elitario il cinema colto. La cura formale e la riconoscibile cifra stilistica fanno dei suoi film preziosi nuclei concettuali all’interno di un percorso, tracciato da profonda coerenza intellettuale “.
Dopo i saluti istituzionali del presidente del Teatro di Messina Orazio Miloro, la Cerimonia d’inaugurazione si aprirà con l’intervento del Rettore Cuzzocrea. Seguirà un video dedicato alla carriera di Pupi Avati e la Prolusione del Regista. Ad arricchire l’evento, le esibizioni del Coro d’Ateneo, di cui sono direttori i maestri Umberto e Giulio Arena, e di alcuni studenti dell’Istituto messinese “Ainis” diretto da Elio Parisi, che eseguiranno brani tratti da colonne sonore di celebri film.
Pupi Avati è stato ospite del Festival Taobuk il 17 Settembre 2016 per presentare il suo primo romanzo Il ragazzo in soffitta (Guanda), in una conversazione con la giornalista Paola Jacobbi.
Bolognese, nato il 3 novembre 1938, Giuseppe Avati, detto Pupi, si laurea in Scienze Politiche, ma insegue fin da ragazzo il sogno del cinema, frequentando corsi di regia e cimentandosi con la macchina da presa. Nel 1968 debutta nel lungometraggio con Balsamus, l’uomo di Satana, la storia tragica e fantasiosa di un nano e dei suoi strani poteri, a cui fanno seguito qualche anno più tardi La mazurka del barone della santa e del fico fiorone (1975), con Ugo Tognazzi e Paolo Villaggio, La casa dalle finestre che ridono (1976), la favola nera di un pittore pazzo morto suicida, e il musical Bordella (1976) con Gigi Proietti, censurato all’uscita. Con Una gita scolastica (1983), il racconto di una gita-premio di un gruppo di studenti del liceo, Pupi Avati mette definitivamente a punto il suo stile personale, minimalista e intimo, che diventerà una costante nella sua produzione successiva. Nascono così Festa di laurea (1984), commedia amarognola con Carlo Delle Piane, Noi tre (1984), premio speciale per i valori tecnici alla Mostra di Venezia, Regalo di Natale (1986), una partita a poker ricca di suspense e di piccoli scorci di vita di provincia, Ultimo Minuto con Ugo Tognazzi (1987) e Storia di ragazzi e di ragazze (1989), David di Donatello per la migliore sceneggiatura. Nel 1991 Avati gira in America Bix, biografia di Leon Beiderbecke, uno dei pochi jazzman bianchi, e l’anno successivo dirige Fratelli e sorelle, amara riflessione sulla perdita dei valori e degli ideali di una confusa gioventù.
Nel 1993 presenta a Cannes il suo film più ambizioso, Magnificat, poi porta sul grande schermo L’amico d’infanzia (1994), L’arcano incantatore (1996) e Festival (1996). Dopo Il testimone dello sposo (1997), con Diego Abatantuono e una debuttante Inès Sastre, Avati dirige La via degli angeli (1999), ambientato nei primi del Novecento nella campagna emiliana, I cavalieri che fecero l’impresa (2000), tratto da un suo romanzo, e Il cuore altrove (2002), la storia elegante e sussurrata tra un giovane insegnante timido e impacciato e una ragazza bella e spregiudicata che ha perso la vista in un incidente. Nel 2004 è la volta invece di La rivincita di Natale, sequel a quasi vent’anni di distanza del film sui giocatori di poker con Abatantuono. Avati continua negli anni a regalarci il suo universo cinematografico fatto di storie minimaliste con personaggi spesso proiettat nostalgicamente verso il passato, come in Quando arrivano le ragazze? (2004) o La seconda notte di nozze (2005). Nel 2008 torna al cinema (e al festival di Venezia) con il film Il papà di Giovanna. Ambientazione ed epoca sono quelli preferiti del regista: la sua Bologna, e l’Emilia, negli anni trenta. Nel 2013 sceneggia e dirige “Il bambino cattivo”, film per la tv realizzato da Rai Fiction in collaborazione con l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza. Presidente della Fondazione Federico Fellini, nata nel 1995 in memoria del grande regista riminese, che aveva esercitato grande influenza sullo stesso Avati e che gli era divenuto amico negli ultimi anni di vita, al punto che, come dichiara lo stesso regista, avevano concertato di girare un film in segreto per poi diffonderlo successivamente. Nel settembre 2014 vince il premio come miglior sceneggiatura dell’anno al Montreal World Film Festival per il film Un ragazzo d’oro con Sharon Stone e Riccardo Scamarcio. Nel 2015 pubblica il suo primo romanzo Il ragazzo in soffitta, seguito poi nel 2018 da Il Signor Diavolo, che diventa un film interpretato tra gli altri da Massimo Bonetti, Alessandro Haber, Lino Capolicchio, Gianni Cavina e Andrea Roncato; sceneggiato col figlio Tommaso e il fratello Antonio.