È stata un’ora di letture quella trascorsa assieme a Matteo Collura, scrittore e giornalista culturale per Il Corriere della Sera e Il Messaggero, e terminata con scroscianti applausi che si sono di molto prolungati.
Tutta d’un fiato la lettura del giornalista, che a Taobuk 2018 ha scelto di parlare dei libri come compagni di una vita. Nonostante la rivoluzione tecnologica, secondo Matteo Collura, le parole continueranno a sopravvivere: “I libri saranno letti tra cento anni e tra altri cento. Non importa se in carta o in e-book.”
Matteo Collura non sembra essere troppo polemico nei confronti delle nuove tecnologie che sembrano voler sostituire tradizioni, quasi antiche, come la lettura. Anzi, con la sua lettura acuta e sarcastica, sembra in diretta opposizione agli aspri critici del progresso, che vedono il marcio anche dove non c’è.
In realtà la tecnologia ha cambiato la lettura, la scrittura e il libro in sé, ma questo oggetto sembra essere destinato a perdurare: “I libri esisteranno ancora alla fine di questo secolo? Nel nono secolo avrebbero maledetto la stampa, che segnava la fine della scrittura a mano“. L’ironia di Matteo Collura ha come obiettivo quello di mostrarci che le discussioni, anche quelle poco costruttive, sono esistite da sempre anche in riferimento a un tema come il libro.
Parlando poi del rapporto tra storia e letteratura: “Cosa sapremmo noi della storia se la letteratura non l’avesse raccontata? Allora stesso modo la letteratura non esisterebbe senza la storia“.
L’intervento dello scrittore ha posto l’accento sull’essenza più profonda dei libri, finestre aperte sull’altrove, strumento di conoscenza, emancipazione, riscatto, civiltà, affrontando un tema nevralgico in un’epoca di profonda trasformazione.