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India: Essere gay non è più reato, letteratura e poesia colorano il giudizio

La Corte Suprema d'India ha cancellato la sezione 377 del Codice Penale che puniva l'omosessualità. Il giudizio è stato colorato dalla letteratura.

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L’India si tinge finalmente dei colori dell’arcobaleno e lo fa ovunque, nelle città, sui social, sulla pelle delle persone che dopo anni di battaglie sono riuscite a ottenere un diritto legittimo: la libertà di essere gay, lesbiche, bisessuali e transgender. La decisione della Corte Suprema è stata quella di cancellare la sezione 377 del Codice Penale che puniva l’omosessualità.

Si tratta di una svolta storica per I’India. “Ci sono voluti 18 anni per abrogare una legge che risaliva al 1860, ai tempi dell’impero britannico, e che prevedeva dieci anni di carcere, se non addirittura l’ergastolo, per chi compiva atti omosessuali, considerati contro natura.”, hanno commentato gli attivisti protagonisti della lunga battaglia giuridica.

Quattro giudici della Corte Suprema sono entrati nella storia scrivendo una delle sentenze più memorabili, che concede il diritto ai membri della comunità lesbica, gay, bisessuale, transgender (LGBT) di essere riconosciuti come cittadini a pieno titolo. Questi quattro giudici hanno raggiunto il loro intento con un tocco di drammaticità e poesia.

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Il Chief Justice of India (CJI), Dipak Misra, noto per la sua passione per la letteratura, ha iniziato il suo giudizio con la frase: “Io sono quello che sono, quindi prendimi come sono.” dal grande pensatore tedesco Johann Wolfgang von Goethe. Dipak Misra ha inoltre attinto dal suo amore per Shakespeare, per comunicare che ciò che conta davvero sono le caratteristiche fondamentali di un’entità e non il nome con cui una persona o un’entità viene chiamata.

Si è unito al coro di Misra anche il giudice RF Nariman, che ha letto un distico di Lord Alfred Douglas, l’amante di Oscar Wilde che ha dichiarato “l’amore che non osa pronunciare il suo nome”. Ricordiamo anche che “Cos’è l’amore che non osa pronunciare il suo nome?” è la caustica domanda che fu posta a Oscar Wilde in occasione dei dibattimenti processuali, alla quale lo scrittore rispose: “L’amore che non osa pronunciare il suo nome in questo secolo è il grande affetto di un uomo anziano nei confronti di un giovane, lo stesso che esisteva tra Davide e Gionata, e che Platone mise alla base della sua stessa filosofia, lo stesso che si può trovare nei sonetti di Michelangelo e di Shakespeare… Non c’è nulla di innaturale in ciò.”

Anche il giudice DY Chandrachud ha preso parola, lasciando letteralmente a bocca aperta l’intera aula mentre leggeva alcune righe della canzone “Democracy” del poeta e cantautore canadese Leonard Cohen: “La democrazia arriva attraverso una crepa, sta arrivando da un buco nell’aria, sta arrivando da quel sentore, che tutto questo non sia vero, o se è vero, non si trova proprio qui, dalle guerre contro il disordine, dalle sirene giorno e notte, dai fuochi dei senzatetto, dalle ceneri dei gay: la Democrazia sta arrivando.”. Nel suo giudizio ha inoltre citato un poema di Vikram Seth intitolato “Through Love’s Great Power”.

Ma è stato il Chief Justice of India (CJI) a riassumere la giornata con la sua composizione originale: “Passiamo dall’oscurità alla luce, dal bigottismo alla tolleranza e dall’inverno della semplice sopravvivenza alla primavera della vita? Come il messaggero di una Nuova India? una società più inclusiva.”

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